giovedì 12 novembre 2009

FILIERA CORTA ( Farmer market )

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OROSCOPO
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FILIERA CORTA ( Farmer market )
Sono ormai diffusissimi anche in Italia, i farmer market, luoghi reali dal profumo antico, in cui la domanda del cittadino si incontra con la risposta del contadino, quest’ultimo dispone tutti i suoi prodotti su un banco e li vende a un prezzo sostenibile anche per i portafogli ormai serrati di questo intenso periodo economico.
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BachecaWeb
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Intorno a questo mondo bucolico e ameno fatto di uomini e natura, c’è anche spazio per chi fa della polemica, criticando alcuni aspetti di questa nuova piccola economia, ma andiamo per ordine e cerchiamo di conoscere meglio questo sistema che porta la campagna in città!
Il tanto interesse e l’innegabile successo dei farmer market è sicuramente legato al fatto che si tratta di “mercati dei contadini”, con una connotazione un pochino diversa dal classico mercato rionale e di quartiere, presente tutti i giorni nelle nostre vie o piazze, questi mercati hanno una periodicità, ad esempio si organizzano i fine settimana, le piccole aziende contadine hanno la possibilità di esporre la loro merce, a volte poca, in rapporto a quello che è stato il raccolto, e venderla con la caratteristica del biologico e del
“km Zero”.

La spesa a km zero è una peculiarità di questi mercati, in cui i formaggi, le verdure la frutta, sono tutti venduti nel rispetto della vicinanza chilometrica, cioè sono di produzione locale, ad esempio, se abitiamo a Torino, il farmer market proporrà, le mele di Cavour, i formaggi delle Langhe, il burro del Canavese, le ciliegie di Pecetto ecc, cioè tutti luoghi piemontesi, che si caratterizzano per una determinata produzione, l’alimento non percorrerà quindi moltissimi chilometri per arrivare sulle nostre tavole. Ben diverso è se acquistiamo dei mandarini spagnoli, dell’uva cilena e dei Kiwi australiani, avranno compiuto un viaggio lunghissimo, inquinando i nostri cieli, ed emettendo moltissima CO2 nell’aria.

Sulla scia dei “mercati del contadino” sono nati siti web, blog, articoli di vario genere, per osannare ed evidenziare tutti gli aspetti possibili e immaginabili di tal evento, che ha sicuramente più di una valenza positiva.
Ad esempio si trovano prodotti rigorosamente biologici, legati al territorio e alle tradizioni, prodotti anche già in parte preparati (quarta gamma) cioè puliti, lavati e pronti per trasformarsi in minestroni.
Dal punto di vista relazionale, è molto importante il rapporto che si crea tra contadino e consumatore, c’è la possibilità di un contatto diretto, di uno scambio di informazioni, della conoscenza del mondo agricolo che ha la possibilità di farsi conoscere e di entrare nelle nostre città, portando una nota di colore di freschezza tra lo smog cupo e triste.
Alcuni rapporti nel tempo, si possono trasformare addirittura in amicizia, perché subentra anche la fiducia, la stima, la conoscenza che va al di la dell’aspetto meramente commerciale, ma passa direttamente sul piano umano, cosa che ovviamente viene a mancare totalmente al’interno di un supermercato, dove ci si serve il più delle volte da soli, si va di fretta e non si guarda in faccia proprio nessuno, se non che la cassiera alla fine della spesa frenetica e spesso convulsa.

Acquistare del formaggio, della verdura, passando tra le mani di chi la prodotta, il quale è in grado di spiegarci la storia di quel prodotto, la modalità di allevamento, o di coltivazione, la fatica che c’è stata, l’impegno, la tradizione rispettata, magari la storia portata avanti dai nonni che prosegue nel tempo, beh è sicuramente affascinante ed emozionante.
Non dimentichiamo poi che il cibo venduto sotto questa formula ha un impatto ambientale bassissimo, veramente rispettoso dell’ambiente, inoltre è spesso molto economico, e vi è la possibilità di utilizzarlo anche per fare spese per più di una famiglia, risparmiando sulla quantità, ad esempio comprando le cassette. Questa è la filosofia adottata dai GAS (di cui abbiamo parlato in un articolo).

Sui Farmer’s market c’è anche chi però solleva delle polemiche, motivate dal fatto che a differenza degli altri distributori e commercianti, questi contadini (coltivatori diretti) non hanno una legge che li obbliga a esporre un cartellino con prezzo, categoria di appartenenza, provenienza (il riferimento è al decreto legislativo 306/2002). Insomma qualcuno chiederebbe maggiore trasparenza, normata, anche per questa categoria di commercianti, tutto ciò per evitare delle irregolarità che in diversi farmer market sono state riscontrate.

Certamente la filiera corta, va rispettata, e non è possibile vendere della merce biologica, se non lo è realmente, o vendere della frutta spacciandola per nazionale se proviene dal oltre oceano.
L’idea di questi mercati è davvero molto buona, per la convivialità, il risparmio, la freschezza dei prodotti, la genuinità, il rispetto del territorio, la tradizione, l’importante è che tutto ciò sia fatto nel rispetto massimo del consumatore finale, che in un periodo come questo, con grosse criticità economiche, ha voglia di non essere preso in giro da nessuno.
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